L’asma è una ostruzione reversibile dei bronchi che si manifesta con affanno, tosse, respiro sibilante. Tale ostruzione è dovuta alla contrazione dei muscoli all’interno della parete bronchiale e al gonfiore della parete stessa dovuta all’infiammazione.
Nei casi conclamati la diagnosi non è difficoltosa; qualche problema può sorgere di fronte a quadri atipici ed a forme non conclamate. Non raramente l’asma si presenta solo con tosse persistente, tosse da sforzo o da riso, pseudo-polmoniti, dolore toracico da sforzo.
Non sempre la tosse persistente, tuttavia, va considerata un equivalente asmatico come viceversa spesso si tende a fare. Va considerato altresì che una tosse persistente asmatica difficilmente si protrae a lungo come tale ma nel tempo usualmente compaiono i sibili espiratori. Importante è non dimenticare che esistono altre condizioni morbose che possono determinare tosse persistente e che quindi tosse persistente non sempre significa allergia. La più frequente causa di tosse persistente dopo l’asma è la rinosinusite, una condizione talora misconosciuta ma in realtà di usuale riscontro nella pratica quotidiana, in cui la tosse usualmente si accompagna al naso persistentemente chiuso spesso con secrezione giallastra o verdognola, e ad alitosi. Nei bambini, al contrario degli adulti, la cefalea non è un sintomo frequente di sinusite ed è presente solo nel bambino più grande, quando si sviluppano i seni paranasali frontali.
La tosse da sforzo o da riso, cioè la tosse che insorge quando il bambino corre o fa le scale o ride è già asma ed è dovuta alla infiammazione della parete bronchiale che anche al di fuori della crisi ostruttiva, cioè di quello che comunemente è chiamato asma acuto, è presente. Questa infiammazione persistente a livelli clinicamente non manifesti è responsabile della cosiddetta iperreattività dei bronchi per cui fattori di varia natura (in primis infezioni da virus, ma anche lo sforzo fisico, l’aspirina) indifferenti per bambini normali possono poi scatenare la crisi di asma acuto.
Così, in ogni età, i virus sono i più importanti fattori scatenanti dell’episodio di asma acuto ma essi possono agire come tali solo perché trovano un terreno preparato da questa infiammazione minima persistente dovuta all’esposizione del bambino al fattore allergizzante (allergene).
Ancora succede spesso di sentire genitori lamentarsi: “il bambino ha la tosse perché suda”. In realtà il sudore non c’entra nulla e semmai è lo sforzo fisico di cui il sudore è espressione che induce nel bambino la tosse. Ma lo sforzo fisico può essere capace di tanto solo se agisce in un bambino allergico che è esposto in maniera continua all’allergene. Così quel bambino che all’asilo suda perché corre e gioca e nel quale apparentemente la sudata scatena la tosse in realtà è un allergico che ha inalato per tutta la notte l’acaro e le sue deiezioni presenti nel suo materasso e nel suo cuscino ed ha, pertanto, i bronchi in uno stato di infiammazione persistente e di iperreattività. Questi bronchi non aspettano altro che uno sforzo fisico, una corsa, una “sudata”, (ma anche un virus o il fumo di sigaretta o l’aspirina ecc.) per contrarsi e dare l’asma (e la tosse).
Molti bambini rivelatisi asmatici ed allergici hanno nella loro storia ricoveri ripetuti per broncopolmoniti. Si tratta di diagnosi radiologiche a cui non corrispondono spesso elementi obiettivi. Spesso non è presente febbre e gli esami di laboratorio non dimostrano la presenza di infezione. Responsabile di queste pseudopolmoniti è l’asma che può comportare l’ostruzione completa (gonfiore della parete, contrazione dei muscoli bronchiali, tappi di muco) dei bronchi determinando con il blocco del passaggio dell’aria quella che in termine tecnico viene chiamata atelettasia e che radiograficamente può simulare una broncopolmonite.
Usualmente, come detto, la diagnosi di asma non è difficile. Nei casi dubbi il medico può mettere in atto alcune manovre per evidenziare, per esempio in un bambino con tosse persistente o con tosse da sforzo, l’asma clinicamente non manifesto. Una manovra molto semplice, che possono utilizzare anche i genitori, è quella di far correre il bambino o fargli fare ripetute flessioni. Dopo un certo sforzo fisico è possibile, in certi casi, scatenare il respiro sibilante che può essere percepito anche dai genitori, avvicinando l’orecchio alla bocca.
Competono esclusivamente il medico viceversa esami strumentali come la spirometria, che permette di valutare la funzione respiratoria. Nei soggetti francamente asmatici sono presenti modificazioni di alcuni parametri che poi si correggono nel corso della terapia. Quindi la spirometria è utile per la diagnosi di asma e per seguire l’evoluzione dell’episodio asmatico acuto. Ma è utile anche in quelle forme di asma non manifesto, non conclamato a cui abbiamo precedentemente accennato. In questi casi ad esempio dopo uno sforzo fisico, la semplice corsa per alcuni minuti è la metodica migliore, l’esame mostrerà delle alterazioni della funzione respiratoria che permettono di essere certi della natura asmatica di quella certa tosse persistente, di quel catarro che non passa etc. La spirometria è utile, infine per controllare nel tempo l’efficacia della terapia “di fondo” e per stabilire le varie tappe di essa ed il momento in cui interromperla.
Per quanto riguarda i test allergici sono preferibili rispetto a quelli sul sangue (RAST o IMMUNOCAP) i test cutanei che il medico eseguirà selezionando in base alla storia clinica, all’età, alle proprie esperienze, le sostanze da testare.