Che cos’è l’anafilassi

L’anafilassi si può definire la reazione allergica acuta che mette in pericolo la vita. Il rischio di evento fatale è legato all’impegno dell’apparato respiratorio, in particolare il cosiddetto edema (gonfiore) della glottide con blocco del passaggio dell’aria nei polmoni, e dell’apparato cardiovascolare con shock (il cosiddetto, appunto shock anafilattico). Ma, per quanto l’interessamento dell’apparato respiratorio, del cuore e del circolo sanguigno sia quello che è responsabile della pericolosità della reazione, l’anafilassi può interessare anche l’apparato gastrointestinale, la cute, il sistema nervoso.
Per quanto del tutto identiche dal punto di vista clinico (stessi sintomi, stesso trattamento) esistono due forme di anafilassi: l’anafilassi vera e propria, legata ad una reazione veramente allergica, con intervento di quel particolare tipo di anticorpi coinvolti in queste reazioni, le cosiddetto immunoglobuline E (IgE), e le cosiddette reazioni anafilattoidi, che, per quanto del tutto simili alle precedenti, non sono determinate da un meccanismo di vera allergia. Questo secondo tipo di anafilassi è quello che si verifica nelle reazioni all’aspirina ed ad altri farmaci antinfiammatori, nella reazioni ai mezzi di contrasto utilizzati per gli accertamenti radiologici, in corso di trasfusioni e così via.
Si deve pensare all’anafilassi nel momento stesso in cui, in corso di una reazione allergica acuta, vi sia il contemporaneo interessamento di due apparati: così, ad esempio, va già considerata anafilassi e come tale, intensivamente trattata, la compresenza in un soggetto allergico di orticaria e asma subitaneamente insorte. Non bisogna aspettare ad intervenire, ma, il medico, o il genitore adeguatamente informato, deve intervenire al sospetto stesso di anafilassi con il farmaco principale in questi casi, cioè con l’adrenalina.

Quali sono le cause

Mentre nell’adulto la causa più frequente di reazione anafilattica è l’allergia ai farmaci, nei bambini la causa più frequente (oltre la metà dei casi) è l’allergia agli alimenti. Meno frequenti rispetto a quelle dovute all’allergia al cibo sono, nel bambino, le reazioni dovute a farmaci, soprattutto penicilline iniettive o orali, a vaccini, a punture di api o di vespe. Tutti gli alimenti possono in pratica dare reazione anafilattica ma quello statisticamente più frequentemente responsabile è il pesce e ciò perché l’anafilassi è più frequente in quella fascia di età, 5-6 anni, in cui l’allergia al latte e all’uovo, dominanti nei primi anni di vita, sta ormai scomparendo. Il latte e l’uovo, tuttavia, insieme considerati sono responsabili di circa un terzo dei casi. In Italia le noccioline (arachidi) sono meno frequentemente in causa al contrario di quanto si verifica in America paese in cui l’allergia a questo alimento è particolarmente frequente per le particolari abitudini alimentari degli americani. Va detto che è molto sopravvalutato il rischio di anafilassi da vaccini, ciò anche per l’incultura e il pessimo modo di fare giornalismo di molti giornali e della stessa televisione di stato che piuttosto che fornire una sana e corretta informazione preferiscono, in questo settore, cercare e enfatizzare “la notizia” e il rarissimo evento, spesso male interpretato, alla ricerca di una inquietante audience. Nell’ambito delle reazioni anafilattiche in genere, già di per sé molto rare, la reazione veramente anafilattica alle vaccinazioni rappresenta soltanto il 2%. Quindi le reazioni gravi, potenzialmente pericolose per la stessa sopravvivenza, sono per quanto riguarda le vaccinazioni un evento veramente rarissimo.

Come si riconosce

L’anafilassi nel bambino presenta caratteristiche diverse rispetto all’adulto. Nel bambino diversamente dagli adulti l’impegno cardiovascolare (lo shock) non è un evento frequente e non è un evento iniziale. I sintomi iniziali sono più spesso, trattandosi prevalentemente di alimenti, sintomi a carico dell’apparato gastrointestinale (vomito, crampi, dolori addominali); nel bambino, inoltre, sono usualmente presenti gravi problemi respiratori (voce bassa, difficoltà respiratoria, tosse, respiro sibilante). Sintomo precoce, e importante segno di allarme, è il prurito alle palme delle mani ed alle piante dei piedi. Viceversa piuttosto tardivi sono nella reazione anafilattica i sintomi cutanei come l’orticaria, “bolle” intensamente pruriginose variamente distribuite su tutto il corpo, e l’”angioedema”, gonfiore delle labbra, delle palpebre, dei padiglioni auricolari. Non bisogna dunque aspettare la comparsa dell’orticaria o dei “gonfiori” per pensare all’anafilassi ed intervenire; anzi nella vera reazione anafilattica usualmente l’orticaria e i gonfiori, tardivi, si verificano quando la crisi sta finendo ed indicano il superamento del pericolo di vita.
La reazione anafilattica è una reazione immediata che si verifica entro brevissimo tempo (15-20 minuti) dall’assunzione dell’alimento o del farmaco o dopo la vaccinazione o la puntura di ape o vespa. Tanto più precoce è la reazione tanto più grave essa usualmente è. Non sussiste più il pericolo di anafilassi se è passato del tempo dalla somministrazione del vaccino o del farmaco o dall’assunzione dell’alimento. Il bambino vaccinato può tranquillamente tornare a casa, senza nulla temere, se è passata una mezz’ora, massimo tre quarti d’ora dalla somministrazione.
Quello che può accadere è dunque questo: dopo pochi minuti dall’assunzione dell’alimento il bambino può cominciare a sentirsi “strano”, a sentirsi “poco bene”, può avere vomito, dolori addominali, crampi, può avere formicolio alle mani e ai piedi, prurito, improvvisi arrossamenti del volto, lacrimazione, starnuti, naso fortemente colante, abbassamento della voce, tosse stizzosa, difficoltà a respirare, fischi alla respirazione. I segni dello shock, pallore, sudorazione fredda, polso accelerato, abbassamento della pressione arteriosa, sono nel bambino meno frequenti che nell’adulto e usualmente non precoci, così come, come detto le manifestazioni a carico della pelle.
Bisogna pensare subito all’anafilassi, immediatamente, altrimenti può essere tardi. La presenza di segni a carico di due apparati, es. vomito + tosse o abbassamento della voce, orticaria + difficoltà a respirare o tosse, naso intensamente colante + formicolio e prurito debbono, immediatamente, far porre in essere i provvedimenti terapeutici.

Come intervenire

Prima di tutto che cosa non fare. Un equivoco frequente, una credenza molto radicata, un errore potenzialmente letale è pensare che il cortisone sia il farmaco di queste reazioni allergiche acute. Usualmente l’adulto allergico e il genitore del bambino allergico porta con sé fiale di Bentelan o altro cortisonico ed è esperienza comune che questi bambini siano trattati nei pronto soccorso con iniezioni, intramuscolo o endovena, dello stesso Bentelan. E’ un errore!. Il cortisonico agisce nell’organismo ore dopo la sua somministrazione è quindi non è assolutamente in grado di contrastare un evento acutissimo come l’anafilassi che può condurre a morte entro pochi minuti. Il farmaco principale per curare l’anafilassi è l’adrenalina. Questo farmaco non sempre è in grado di impedire che la serie di eventi catastrofici evolva verso la morte, ma certamente è dimostrato che i casi mortali sono sempre quelli che non sono stati trattati o sono stati trattati in ritardo con l’adrenalina. Esistono, e di esse vanno forniti i genitori di bambini allergici a rischio di reazione anafilattica, delle preparazioni di adrenalina iniettabile già pronte, sotto forma di “penne”, con autoscatto, che automaticamente iniettano il farmaco quando vengono appoggiate sulla coscia. L’adrenalina va iniettata nella coscia sul versante anteriore-laterale al primo accenno di anafilassi. La regola è: nel dubbio di anafilassi fare l’adrenalina cioè se si pensa a questo farmaco è giusto iniettarlo. La somministrazione di adrenalina o la sua autoinoculazione da parte del bambino può avvenire anche attraverso i pantaloni. Dopo la somministrazione il bambino deve essere immediatamente condotto verso il più vicino pronto soccorso. Altri trattamenti (ossigeno, flebo, antistaminici) competono il medico ed in particolare il medico di pronto soccorso.

Come prevenirla

E’ indispensabile che il bambino ed i suoi genitori siano adeguatamente informati del problema e che a loro siano date istruzioni chiare e semplici. I genitori o il bambino devono avere sempre con loro l’adrenalina autoiniettabile ed l’uso di essa deve essere spiegato e mostrato praticamente. Inoltre devono essere messi in grado di saper interpretare, freddamente ma adeguatamente, quelli che sono i sintomi dell’anafilassi ed in particolare i sintomi premonitori.
Le sostanze responsabili delle reazioni (alimento o farmaco o ape o vespa) vanno naturalmente evitati. Per gli alimenti sussiste il grave problema degli alimenti “nascosti”, cioè non dichiarati, perché la legislazione vigente consente di non dichiarare alimenti contenuti nel prodotto alimentare sotto una certa quota percentuale, o dichiarati sotto denominazioni non direttamente collegabili all’alimento responsabile. Ad esempio possono esprimere la presenza dell’uovo diciture come emulsionante, legante, albumina, coagulante, lisozima, vitellina, lecitina ecc. Equivoca è anche la dicitura “aromi naturali”.
Nella sezione dedicata agli schemi dietetici per bambini allergici sono indicati i prodotti per l’infanzia che contengono in maniera occulta latte e uovo.
Un altro problema è quello della possibile contaminazione dell’alimento che si presume privo di latte o uovo o altro per opera dell’alimento nei confronti del quale il bambino è allergico. Tale contaminazione può avvenire in ogni fase del ciclo produttivo e distributivo, Ad indicare quanto possa essere relativamente facile basti pensare che bambini allergici al latte hanno avuto problemi solo perché il loro pane era stato tagliato con lo stesso coltello con cui era stato tagliato del burro e che problemi hanno avuto bambini allergici per l’uso promiscuo delle palette dei gelataio.

Errori comuni

1. Non pensare all’anafilassi. Se nel corso di una reazione allergica acuta sono contemporaneamente impegnati due apparati (cute, apparato digerente, apparato respiratorio, apparato cardiovascolare) si deve già pensare all’anafilassi e non ritardare l’intervento: dopo potrebbe essere troppo tardi;
2. Pensare all’anafilassi solo in termini di shock anafilattico. Lo shock nel bambino non è costante e nella maggior parte dei casi sono più impegnati gli altri apparati. Se un bambino ha prurito, orticaria, tosse, asma ha un’anafilassi, pur non avendo uno shock;
3. Non considerare l’adrenalina come il principale farmaco dell’anafilassi, da fare sempre, e limitare l’intervento all’uso del cortisone. Il cortisone non è il farmaco di quella reazione allergica acuta che è l’anafilassi perché agisce dopo ore dalla sua somministrazione e quindi decisamente in ritardo di fronte ad un evento in cui c’è il pericolo immediato di vita